Lo sport ha famiglie omeriche, vive sulla supremazia, sul suo bisogno di forti e vincenti. Ma non condanna mai i suoi campioni alla solitudine. Ettore e Achille hanno un albero genealogico che non finisce mai, sprofonda nel passato e si allunga al futuro. Gli eroi non sono orfani, si riallaccia ai grandi padri (e madri), rimescola gerarchie, nel tentativo di arrivare all' assoluto e di trovare un po' di vecchio nel nuovo. Non esiste relativismo, lo sport vuole certezze: numeri uno che non temano confronti. Per questo li fa scannare tra di loro, anche nell' impossibilità del ricordo. Federer è nel mito, ma questo svizzero che ha imparato a piangere e che ha messo via il quindicesimo Slam, è veramente il più grande? O è Laver? Lo sport ci tiene a mettere i suoi campioni nello stesso album di famiglia, allarga la cornice, e li costringe al tie-break. Chi è il migliore di sempre? Ma come fai a mettere insieme il tartan alla zolla di terra, la fibra di carbonio all' acciaio, la camera d' aria con la ruota lenticolare, lo sponsor con la sfida contro cavalli e cani? Unica eccezione, tra i re del ring Mike Tyson è stato il più giovane e dal pugno più veloce, ma Alì con la sua boxe ribelle e politica resterà sempre il più grande. Per come ha vinto.
Lo sport non confina i suoi talenti, li mette sempre allo specchio, pretende di più. Salire sul podio non è niente, è scalare la storia che conta.
A Michael Phelps, kid di Baltimora, squalo nel nuoto, nel 2004 offrono un milione di dollari per superare Mark Spitz, sette ori ai Giochi di Monaco nel ' 72. Phelps è nato nell' 85, non ha mai visto l' altro gareggiare, né ha mai guardatoi suoi filmati. Michael è passato professionista subito, Mark è diventato odontoiatra. Sette medaglie d' oro non facevano curriculum. Spitz a Monaco nuotò con un doppio slippino perché era così dimagrito che aveva paura di restare nudo, Phelps ha un costume integrale studiato da un professore di software in liquidi, da uno specialista di flussi della Nuova Zelanda, da un esperto di effetti speciali di Hollywood (Matrix, Spiderman e Charlie' s Angels) e da un professore di squali del Museo di Storia naturale di Londra. A Spitz, dilettante, il gruppo Stern offrì 7.500 dollari per un servizio fotografico: «Meglio di 2 anni di scuole dei denti». Phelps con il premio dello sponsor si è comprato un centro acquatico dove inaugurerà una scuola con il suo metodo che esporterà in tutto il mondo.
I piedi della velocità non hanno gli stessi razzi, ma chi frantuma i cento metri ha vincoli di sangue che attraversano i secoli. Di Lewis si disse che era il nuovo Owens, di Bolt si è detto che è il nuovo Lewis, solo Owens non ha avuto didascalie al passato perché è stato un vento nero improvviso e strepitoso. Nel ' 35 cinque record del mondo migliorati e un altro eguagliato nello spazio di 45 minuti. Lasciamo stare che Hitler nel ' 36 non gli volle dare la mano, ma nemmeno F. D. Roosvelt lo invitò alla Casa Bianca. Essere più veloci degli altri non contava se eri il nipote di uno schiavo. Correva sulla terra, nel fango, senza buchetta alla partenza, senza le scarpette di oggi che ti mettono le ali. Per il giamaicano Bolt si muovono presidente e primo ministro, sarà il primo uomo dell' atletica a rompere la cifra record di 10 milioni di dollari l' anno, Owens invece rischiò di essere cacciato dall' università perché per mantenersi aveva fatto l' ascensorista e dovette dare indietro la paga: 159 dollari. Bolt che è una giraffa corre perché le sue gambe hanno bisogno di scatenarsi, Lewis che era un cigno delicato volava verso il traguardo per ribadire che la perfezione era nella leggerezza e nel non cercare mai di confrontarsi con il limite. La sua era una corsa omeopatica, quasi new age.
Epoche diverse, musiche differenti, dal jazz, alla disco, al reggae, eppure la domanda è sempre quella: allora, tra di loro, chi è il più forte?
Pelé e Maradona sono dei della stessa religione o dicono messe diverse? E per chi di loro due vale la pena rischiare la propria fede? Per l' argentino, un mondiale vinto da solo e un altro perso da solo, 353 gol, solo 6 con il destro? O per il brasiliano, tre mondiali vinti, 1.282 gol segnati di destro, sinistro e testa? Chissà se ha ragione Cesar Luis Menotti, ex ct dell' Argentina, quando dice: «Meglio di Pelè forse Gesù e qualche volta Dio», o il giornale francese l' Equipe che dà il premio di miglior calciatore del secolo a Maradona «perchè più bambino» mentre la Fifa consegna la sua corona a O Rei. Si gioca in undici, ma la palla in porta la manda uno solo.
E chi è meglio tra Juan Manuel Fangio, 5 mondiali vinti, argentino, figlio di emigranti abruzzesi, che esordisce in pista negli anni ' 50 con un taxi adattato alle strade della Temporada, corsa massacrante che è il Bronx della F.1, o il tedesco Michael Schumacher, 7 mondiali conquistati, che corre con un cuore e una macchina supertecnologica, anche nel giorno in cui è morta la madre, per onorare il suo professionismo? E del record di 65 pole position di Ayrton Senna, morto nel ' 94, eguagliato da Schumacher nel 2006 ne vogliamo parlare? Senna che a Montecarlo corre col cambio rotto in mano.
E non c' è pace nemmeno sulle due sacre ruote, perché il sorpasso è sempre lì in agguato. Lance Armstrong, 37 anni, ciclista americano, 7 successi consecutivi al Tour, «la sua gara» dal 1999 al 2005 è più grande di Eddy Merckx, avido di traguardi,5 vittorie nella corsa francese, ma anche 3 campionati del mondo e cinque giri d' Italia? ...e l'AIRONE?....detto il campionissimo
Valentino Rossi, l' eterno ragazzo,è arrivato a quota 100 Gp vinti,è il secondo pilota della storia, il primo è Giacomo Agostini, bel tenebroso, con 123. Tempi e moto diverse, e pure dinamica e meccanica. Agostini ci riuscì in 13 anni, dal ' 64 al ' 77, Valentino è in pista dal ' 96.
Però, dai, dimmi chi è il più bravo a smanettare e a non far slittare la moto.
La verità è che ogni campione è il filo dell' orizzonte di un altro, e per salire in alto hai bisogno di una traccia. Il resto è solo infinito.
E nel bridge?...meglio Garozzo, Belladonna & company, oramai nella storia, o gli attuali Lauria, Versace ecc, che corrono ancora?

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Risposte a questa discussione

Caro Cesare,
bellissimo il tuo escursus sui numeri "UNO".
Le cose che dici credo siano frutto della teoria dell'evoluzione intesa in senso ampio.
Evoluzione della specie umana e evoluzione tecnologica.
Ci sono tanti numeri "UNO" non esiste il migliore in assoluto e mai esisterà.
Credo sia inutile chiederselo. Corretto che ogni campione "è il filo diretto di un altro" e che "per salire in alto hai bisogno di una traccia".
Con simpatia
Mimmo
grazie mimmo....

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