competizione letteraria

Dettagli evento

competizione letteraria

Ora: 3 Febbraio 2009 presso 15:00 a 30 Aprile 2009 presso 19:00
Luogo: sito amicidelbridgeonline
Tipo di evento: competizione, letteraria
Organizzato da: Rosalba
Attività più recente: 4 Mag 2009

Esporta in Outlook o iCal (.ics)

Descrizione evento

Carissimi,
visto il successo dello scorso anno , ho intenzione di ripristinare la competizione letteraria.

Questa pagina resterà fissa fino al 30 di aprile data ultima per inserire i Vostri elaborati di poesia , di racconti , pensieri i ecc ....tutti liberi di scrivere ....

A tutti i partecipanti accrediterò 1$ quale premio di partecipazione.

Gli scritti saranno valutati dal nostro amico scrittore Roadmap alias Vincenzo Ciampi , che ringrazio anticipatamente.

questi i premi
al 1° 5 $
al 2° 3$
al 3° 2$

Buon lavoro a tutti

Spazio commenti

Commento

RSVP perché competizione letteraria possa aggiungere commenti!

Partecipa a Amici del Bridge online

Commento da Rosalba su 4 Maggio 2009 a 9:34
da parte di Molly39


Soffri, anima mia, soffri nel tuo misero corpo

mentre vola un gabbiano mediti e osservi: .


.... Vola, gabbiano, vola, mentre

assisa sulla sabbia godo della tua libertà



Molly 39 (Bianca)
Negombo 2008
Commento da Rosalba su 4 Maggio 2009 a 9:28
Grazie Paolo......io ci ritornerò( lo spero vivamente, la prima settimana di luglio) .....e davvero mi porto dietro quello spettacolo per tutto l'anno.......................
Commento da Rosalba su 3 Maggio 2009 a 20:52
DA ROSALBA

Lettera aperta
All’Eccellentissimo Creatore del Cielo e della terra….
Non so se sia la formula più deferente per rivolgermi a lei , Onnipotente , ma Le confesso che è la prima volta che mi permetto di rivolgermi tanto in “alto”!
Inoltre, non credo sia la procedura corretta quella di avvalersi di questo “sito” come ufficio postale per inoltrare una lettera “prioritaria” a Lei.
Ma non conosco altri recapiti affidabili!
Dunque, volevo ringraziarla innanzitutto per tutte le cose belle che ha fatto sulla terra .
Ne ha fatte tante e bene e questa non è adulazione o piaggeria, mi creda.
Ho avuto occasione nella mia vita di ammirare molti paesaggi belli , bellissimi , complimenti sinceri !
Ma dopo molti spettacolari monumenti artistici naturali , mi viene spontanea una domanda: ma come è sbocciata nella Sua mente l’idea di programmare e realizzare il Suo capolavoro proprio nell’Alta Pusteria?
Io una supposizione l’avrei ma non so se posso arrischiarmi ad esporla.
Premetto che è una ipotesi semplice, ingenua e forse anche banale.
Credo che Lei abbia le idee molto chiare(scusi l’ardire nel giudicare il Suo operato) e nella Sua mente intende forse “rinnovare l’umanità” in questo momento in cui gli esseri umani si stanno autodistruggendo irresponsabilmente .
Allora ha mandato i Suoi “osservatori”per studiare il luogo migliore per ricominciare un nuovo “Creato” che inizia sempre con il “Paradiso terrestre” luogo di delizia , di felicità, di pace e di bellezza per collocare ancora una volta la nuova Umanità.
I Suoi incaricati hanno visitato in lungo e largo la terra e si sono imbattuti in questa zona alpina.
Hanno visto la Meridiana di Sesto, la più grande e più bella del mondo , e non hanno avuto dubbi!
Si sono guardati intorno e hanno visto quel cielo azzurro, limpido, dolomitico, quei “balconi naturali” che espongono la val Fiscalina , di landro di Brailes , quelle cime maestose , quei laghi cristallini, quei verdi prati silenziosi il cui silenzio è rotto solo dai rintocchi delle campane e dallo sciacquio dei ruscelli ed hanno sentenziato : “Qui sorgerà il futuro Eden”
E Lei , Onnipotente , ha dato il benestare .
A questo punto non voglio fare polemiche , Eccellentissimo Signore, ma una cosa devo proprio dirgliela: non erano necessari tanti esperti in veste di “esploratori” per scoprire questo incantevole paesaggio : bastava chiederlo a chi frequenta queste località o a me che le ammiro e passo questi pochi giorni in contemplazione di queste meraviglie riscoprendo il valore della vera bellezza , la gioia e la commozione che mi viene dalla visione di un piccolissimo fiore dai colori intensissimi, dalle farfalle variopinte ,dal sognante vagare delle nubi per il cielo, dalla spettacolare vista panoramica a 360° sulle vette più alte, dove sembra che il mondo sia ai nostri piedi e ci si tuffa in un mondo straordinariamente armonico che migliora la salute , il benessere , l’armonia con se stessi.

Rosalba
Commento da mimmo - PALIDORI su 21 Aprile 2009 a 13:04
CONSIGLIEREI A MATTOBIRAGO, TOGLIENDO DAL SUO COMPONIMENTO LE VOLGARITA' (MA FORSE SONO DI MODA ANCHE QUELLA) DI MANDARE LA POESIA A SANTORO CHE CERTAMENTE, NEL NOME DEL SACRO DIRITTO ALLA SATIRA, LO OSPITERA' NELLA SUA "BELLA" TRASMISSIONE
Commento da mimmo - PALIDORI su 16 Aprile 2009 a 15:46
fratello, con piglio da Boss, decideva chi
dovesse giocare e chi no.
Mentre mia madre, di contro, si disperava moltissimo perché quelle scarpe che
indossavamo, fatte di cuoio “bellico”, duravano pochissimo se destinate a scopi
lontani da quello per cui erano state fatte: camminare con “delicatezza”.

PALIDORI
Commento da Rosalba su 16 Aprile 2009 a 14:22
DA PARTE DI PALIDORI
IL PACCO DALL’AMERICA

Era passata da poco la guerra ed io fanciullo, avevo percepito pochi eventi di
quell’enorme tragedia.
Mi passano davanti agli occhi come in un film alcuni ricordi:
una jeep americana con alcuni soldati che vedendo un gruppo di bambini lungo
la strada lancia al loro indirizzo caramelle, cioccolata e gomma da masticare ed io,
che non becco nulla, essendo fra i più piccoli e quello dotato, rispetto agli altri, di
“buone maniere”;
i bagliori, belli ai miei occhi perché simili a una sorta di gioco pirotecnico,
causati dal bombardamento di Marsala effettuato perché gli alleati credono che lì
ci sia la volpe del deserto il Fjeld Maresciallo Rommel, notizia rivelatasi non vera,
ma che causa la distruzione di gran parte della città e migliaia di vittime;
Il Tenente Quartarone che comanda un piccolo presidio militare a Guidaloca (una
località marina vicina la più nota Scopello) e mio fratello, più piccolo di me, tenuto
in braccio dal malcapitato Tenente, che ha un momento di gloria e di
partecipazione bellica, (probabilmente come agente del nemico) giacché fa la pipì
nella tasca della splendida divisa di quell’ufficiale;
e mio padre che torna da Palermo zoppicando perché finito sotto un
bombardamento e che, a dimostrazione della fortuna che aveva avuto,
esibisce con malcelato orgoglio una scheggia di bomba “nemica” che, a suo dire,
gli si era adagiata sul fianco.
Poi, come i più anziani sanno, comincia la grande solidarietà dell’America e tutti
i figli di Sicilia che erano lì migrati in cerca di fortuna, spediscono ai parenti
della martoriata Italia pacchi con le cose più svariate.
Noi avevamo in America una cugina di mamma la zia Angelina Mare (non era
questo il vero cognome lo cambiò perché il suo, più complicato, era
impronunciabile in Inglese).
Anche la zia Angelina sente il dovere di spedirci un pacco. No che noi ne avessimo
particolare bisogno ma tant’è.
Il commento di mia madre alla vista di quel pacco è: “ma che si credono questi che
noi abbiamo bisogno della loro elemosina”?
Io e mio fratello, come immaginerete, siamo invece curiosissimi di vedere cosa
ci mandasse dall’America quella zia che nemmeno conoscevamo.
Si apre il pacco e tra i commenti “coloriti” di mia madre alla vista di abiti smessi,
lenzuola di tela che sembrava plastificata e altre cose inutili, io e mio fratello
siamo attirati da un oggetto sconosciuto per noi: uno strano oggetto a spicchi di
cuoio e gomma che poteva essere un pallone se non avesse avuto una strana
forma ovale.
Ci passiamo tra le mani quello strano oggetto senza riuscire a capire a cosa
potesse servire.
Ce ne impossessiamo e usciamo in strada, provando a dargli qualche calcio, ma
quella palla salta in modo assurdo assumendo delle traiettorie pazzesche.
Rientriamo a casa delusi, con i musi lunghi, e con nelle mani quell’oggetto
misterioso.
Mia madre, accortasi della profonda delusione provata dai suoi bambini, evita di
fare commenti.
Avevamo dimenticato quell’episodio e i pacchi dall’America quando la zia Angelina
ci fa il regalo di un secondo pacco.
Figuratevi se noi, dopo quel tremendo sconforto patito, mostrassimo interesse per
il suo contenuto.
Io e mio fratello appartati, sbirciamo con infantile curiosità quando vediamo
uscire, come la “sorpresa” da un uovo di Pasqua, un pallone, un pallone vero che
mia madre, con uno sguardo tra il malizioso e il compiaciuto (perché doveva essere
stata Lei l’autrice di quella “correzione”), teneva in mano mostrandocelo.
Corriamo a prenderlo. Non è un pallone da football ma da Basket, ma è
magnifico,ha pure la valvola per poterlo gonfiare.
Corriamo in strada. Giochiamo, corteggiati come se possedessimo un tesoro,
dagli altri ragazzini meno fortunati di noi fino a quando si fa buio ignorando le
grida di mia madre che minaccia di rispedire quel dono di Dio in America.
L’America ci aveva donato un oggetto che ci diede un potere grande nei confronti
degli altri ragazzini poiché, mio f
Commento da Rosalba su 16 Aprile 2009 a 14:20
da parte di PALIDORI

IL PACCO DALL’AMERICA

Era passata da poco la guerra ed io fanciullo, avevo percepito pochi eventi di
quell’enorme tragedia.
Mi passano davanti agli occhi come in un film alcuni ricordi:
una jeep americana con alcuni soldati che vedendo un gruppo di bambini lungo
la strada lancia al loro indirizzo caramelle, cioccolata e gomma da masticare ed io,
che non becco nulla, essendo fra i più piccoli e quello dotato, rispetto agli altri, di
“buone maniere”;
i bagliori, belli ai miei occhi perché simili a una sorta di gioco pirotecnico,
causati dal bombardamento di Marsala effettuato perché gli alleati credono che lì
ci sia la volpe del deserto il Fjeld Maresciallo Rommel, notizia rivelatasi non vera,
ma che causa la distruzione di gran parte della città e migliaia di vittime;
Il Tenente Quartarone che comanda un piccolo presidio militare a Guidaloca (una
località marina vicina la più nota Scopello) e mio fratello, più piccolo di me, tenuto
in braccio dal malcapitato Tenente, che ha un momento di gloria e di
partecipazione bellica, (probabilmente come agente del nemico) giacché fa la pipì
nella tasca della splendida divisa di quell’ufficiale;
e mio padre che torna da Palermo zoppicando perché finito sotto un
bombardamento e che, a dimostrazione della fortuna che aveva avuto,
esibisce con malcelato orgoglio una scheggia di bomba “nemica” che, a suo dire,
gli si era adagiata sul fianco.
Poi, come i più anziani sanno, comincia la grande solidarietà dell’America e tutti
i figli di Sicilia che erano lì migrati in cerca di fortuna, spediscono ai parenti
della martoriata Italia pacchi con le cose più svariate.
Noi avevamo in America una cugina di mamma la zia Angelina Mare (non era
questo il vero cognome lo cambiò perché il suo, più complicato, era
impronunciabile in Inglese).
Anche la zia Angelina sente il dovere di spedirci un pacco. No che noi ne avessimo
particolare bisogno ma tant’è.
Il commento di mia madre alla vista di quel pacco è: “ma che si credono questi che
noi abbiamo bisogno della loro elemosina”?
Io e mio fratello, come immaginerete, siamo invece curiosissimi di vedere cosa
ci mandasse dall’America quella zia che nemmeno conoscevamo.
Si apre il pacco e tra i commenti “coloriti” di mia madre alla vista di abiti smessi,
lenzuola di tela che sembrava plastificata e altre cose inutili, io e mio fratello
siamo attirati da un oggetto sconosciuto per noi: uno strano oggetto a spicchi di
cuoio e gomma che poteva essere un pallone se non avesse avuto una strana
forma ovale.
Ci passiamo tra le mani quello strano oggetto senza riuscire a capire a cosa
potesse servire.
Ce ne impossessiamo e usciamo in strada, provando a dargli qualche calcio, ma
quella palla salta in modo assurdo assumendo delle traiettorie pazzesche.
Rientriamo a casa delusi, con i musi lunghi, e con nelle mani quell’oggetto
misterioso.
Mia madre, accortasi della profonda delusione provata dai suoi bambini, evita di
fare commenti.
Avevamo dimenticato quell’episodio e i pacchi dall’America quando la zia Angelina
ci fa il regalo di un secondo pacco.
Figuratevi se noi, dopo quel tremendo sconforto patito, mostrassimo interesse per
il suo contenuto.
Io e mio fratello appartati, sbirciamo con infantile curiosità quando vediamo
uscire, come la “sorpresa” da un uovo di Pasqua, un pallone, un pallone vero che
mia madre, con uno sguardo tra il malizioso e il compiaciuto (perché doveva essere
stata Lei l’autrice di quella “correzione”), teneva in mano mostrandocelo.
Corriamo a prenderlo. Non è un pallone da football ma da Basket, ma è
magnifico,ha pure la valvola per poterlo gonfiare.
Corriamo in strada. Giochiamo, corteggiati come se possedessimo un tesoro,
dagli altri ragazzini meno fortunati di noi fino a quando si fa buio ignorando le
grida di mia madre che minaccia di rispedire quel dono di Dio in America.
L’America ci aveva donato un oggetto che ci diede un potere grande nei confronti
degli altri ragazzini poiché, mio
Commento da Rosalba su 16 Aprile 2009 a 0:01
da parte di Mirella alias DEW

TI VOGLIO CON ME PER SEMPRE.

Era una struttura futurista. Ampia, luminosa. Cristalli e acciaio. Piccoli banchi disseminati qua e là, fra giocattoli, case di bambole, castelli di cartone. Pareti decorate; in basso con impronte di minuscole mani e ingenui disegni di bimbo; più in alto con quelli più elaborati degli insegnanti. Il soffitto era dipinto come un universo in miniatura: sole, luna, stelle, pianeti.

Al di là delle grandi vetrate, sotto un pallido cielo azzurro, la primavera sbocciava in una cascata di colori e profumi. Per essere il posto che era, certamente era il migliore che si potesse desiderare. In Italia almeno, che io sappia.

E sembrava una giornata perfetta.

Eppure, dietro la vetrata che divideva la sala riunioni dalla zona bimbi, un gruppo di adulti osservava i piccoli con volti assai preoccupati.

Come aveva potuto il piccolo Tommy svanire nel nulla ?

Sul suo banco vuoto ancora i pastelli del giorno prima, un disegno lasciato a metà, alcuni ritagli di cartoncino colorato.

Tommaso era un bambino tranquillo, serio, riflessivo, assennato. Forse troppo assennato per i suoi quattro anni. Non si univa quasi mai spontaneamente ai giochi dei compagni. Per la sua indole matura, le maestre spesso lo affiancavano ai bimbi più piccoli e più timidi che lo adoravano. Un incarico a cui Tommy si dedicava con un impegno commovente. I piccoli infatti, quella mattina che lui non c’era, si sentivano perduti. Non facevano che guardare la porta e il suo banco vuoto.

Si chiamava “Casa della Luce”, in realtà era una casa accoglienza per bambini abbandonati, orfani o tolti a genitori che ne avevano abusato. Alcuni di essi erano già idonei per l’adozione.

Anche Tommaso era già stato in dato affidamento ad alcune famiglie. Ma lo avevano sempre riportato indietro. Era bravo, dicevano. Perfino troppo. Ma c’era quella linea di tristezza che traversava i suoi grandi occhi scuri e che metteva a disagio chiunque lo guardasse.

Era un bimbo strano, malinconico. Terribilmente solo, ma di una solitudine quasi stranamente scelta. A volte guardava fuori, lontano, per lunghi momenti. Fra gli alberi e oltre l’alta siepe di recinzione. “Cosa guardi Tommy?” gli chiedevano le maestre. "Nulla” rispondeva lui. “Cosa pensi allora?” e lui reclinava la cascata di riccioli neri con un sorriso “Nulla”.

^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^

“Come mai un luminare dell’ingegneria genetica si mescola alla bassa manovalanza medica ? Agli insegnanti del nido ?” Davide Ferrari faceva le spallucce con risposte evasive…… “Un parere diverso può fare comodo”

Non gradiva lo spirito con cui queste domande gli venivano poste e queste battute lo ferivano sempre profondamente. Ma come poteva Davide spiegare loro che, dopo dieci anni di vetrini e provette, sentiva il bisogno di calore, voci, sentimenti ?

Come poteva dire loro che la morte improvvisa e prematura di sua madre, suo faro e suo pilastro da quando aveva aperto gli occhi al mondo, lo aveva gettato nella disperazione ?

E che aveva pensato, per la prima volta in vita sua, all’anima come unico appiglio contro il nulla della morte ?

Non poteva pensare a lei come a una cosa abbandonata nel ventre della terra. Privata della sua intelligenza, della sua immensa capacità di amare, della sua passione per la vita, della sua incantevole ironia.

Il piccolo Tommy , dal suo banco, lo osservava senza dire nulla, ma nella sua innocenza pareva capisse tutto. “Io lo so….”, sembravano dire i suoi occhi. “Io ho visto e sentito tutto…”.

Da quando aveva lasciato le sperimentazioni di laboratorio, Davide si era dedicato all’osservazione di soggetti, ciascuno a modo loro, atipici. E Tommy era certamente, assolutamente atipico. Non lo aveva mai visto ridere o piangere, entusiasmarsi o incollerirsi. Era sempre misurato. Parlava poco e quasi esclusivamente con i piccoli; per insegnare loro come tenere le matite, o come bere il latte senza sporcarsi. Pic
Commento da forsemai {Bi} su 15 Aprile 2009 a 18:16
dew(mirella).doc
ammiraglio da parte di DEW (mirella)
Commento da Rosalba su 14 Aprile 2009 a 18:13
Caro Paolo ,
scrivilo qui, poi io lo inserirò in altra pagina e precisamente fra le "note"

Partecipo (10)

Potrei partecipare (1)

Non partecipo (1)

tornei AMICIDELBRIDGEONLINE

Fotografie

  • Aggiungi fotografie
  • Visualizza tutti

Info su

Rosalba ha creato questo network Ning.

© 2024   Creato da Rosalba.   Tecnologia

Badge  |  Segnala un problema  |  Termini del servizio