Gli amici di Rosalba che giocano "anche" a Bridge
..così recitava in un film un brillante Fabrizi. E di posto ai media, alle prolisse discussioni, alle opinioni controverse, agli scienziati, ai politici, ai teologi, ai “tuttologi”, ne è stato dato.
Ovviamente mi riferisco a quello che è il tema del giorno. Eluana. Non ho il monopolio della pietà, e nemmeno della verità, ho tanti dubbi e avrei preferito tacere. Ma i commenti che ho letto ieri sera durante il torneo, mi ha fatto desistere da questo proposito.
Vorrei raccontare una storia. La mia. Non è interessante in se stessa, ma è solo un modo di vedere da un altro punto di vista, forse dimenticato volutamente.
In confidenza affermo di essere un handicappato. Forse la parola è fuori moda, diciamo “diversamente abile” ?, suona meglio, è più leggera come espressione, da quasi un senso di sollievo, di società evoluta.
Avevo quasi 5 anni e mentre stavo giocando al pallone sono caduto. Non per un errore di equilibrio, o per un rinvio maldestro, ma semplicemente perché come un interruttore girato improvvisamente, mi è stata tolta la “corrente” motoria. Mi dissero in seguito che ero svenuto. Sempre in seguito mi dissero che ero rimasto in coma per 15 giorni.
Non mi dilungo nel raccontare le varie tappe di ricoveri in ospedali, di cui ho un vago ricordo. Mi piace ricordare invece l’ambiente e le persone da me incontrate per 18 anni, tanta è stata la mia permanenza, presso un centro di recupero & riabilitazione. Semplicemente e umanamente meravigliosi.
La casa, come la chiamavano scherzosamente i degenti, aveva un vasto repertorio, che svariava dai ragazzi affetti da tetraplegia, da sclerosi multipla, da cerebrolesi ecc.ecc, e il range di età svariava dai 2 o 3 anni fino ai più anziani che avevano 20 anni, e molti di quei ragazzi o bambini durante la mia permanenza sono deceduti.
Alcune situazioni sono rimaste impresse nella mia mente. In particolar modo il comportamento che la “gente” aveva nei confronti di chi era ospite di quel centro.
Penso che molto sia scritto nel destino di una persona, considero una grande fortuna essere riuscito a uscire da quel centro, e iniziare una vita piena di “normalità”
Mi pongo prima di terminare questa lettera, alcune domande.
La prima: tutte le persone che saccentemente esprimono verità assolute in situazioni come quella di Eluana, dove sono quando si spengono le luci della ribalta mediatica?
La seconda: nello scorso anno, quanti hanno rubato 1 ora del proprio tempo dalla partita di pallone, da una gita, da un pranzo con amici, e dedicarlo a una visita seppur breve per donare un sorriso o un piccolo gesto a chi da tempo non esce .
Se qualcuno vorrà commentare quello che ho scritto, chiedo di risparmiarmi attestati di solidarietà, di buonismo, di pietà. Di quest’ultima ne ho da vendere!
Cordialmente . Cesare_sit
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Nessun commento a quello che hai scritto, nessuna pacca sulla spalla...........................................sfondi una porta aperta. Io ho sofferto forse più di te e vivo in un modo dove la sofferenza è di casa ( faccio volontariato da anni). Unico consiglio: nella vita non bisogna mai perdere la speranza, prima o poi c'è sempre qualcuno che ti tende la mano!
Caro Cesare,
che dire?
Solo GRAZIE per la lezione che molti, mi auguro, avranno inteso aver ricevuto.
E grazie anche da me che la penso come la pensi tu e che è rimasto colpito dal fatto che sono uno di quelli che ha raramente donato un sorriso " a chi da tempo non esce".
Me ne rammarico molto.
Ciao
M.
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